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Progetto di allevamento in cattività di due anfibi italiani in via di estinzione

a cura di Daniele Macale, Biologo, guardiano presso il Bioparco di Roma.

Nelle ultime decadi le popolazioni di anfibi hanno mostrato un declino a livello globale. Dalla prima valutazione mondiale è emerso che almeno il 43% delle specie di anfibi con dati sufficienti ha subito una diminuzione del numero di individui; inoltre, negli ultimi decenni, 34 specie si sono estinte definitivamente mentre altre 88 sono considerate di prossima estinzione (Stuart et al., 2004).

Le cause generalmente invocate per questa perdita di biodiversità, tra cui la distruzione degli habitat e le specie invasive, stanno giocando un ruolo decisivo nella maggior parte delle estinzioni osservate. A queste, poi, si sommano spesso anche fattori epidemiologici (Kilpatrick et al., 2010); questi fattori agiscono ormai a livello globale e, aspetto ancora più preoccupante, anche in aree incontaminate protette.

Mentre la conservazione degli habitat e la mitigazione delle minacce in situ sono azioni essenziali per la salvaguardia di tutte le specie, per alcune di queste si è reso necessario anche un intervento ex situ.

In questo ambito il personale del rettilario della Fondazione Bioparco di Roma si è occupato di due progetti di ricerca e conservazione di anfibi italiani. Entrambi i progetti sono stati ideati e condotti in stretta collaborazione con Enti di Ricerca, Riserve naturali e vari enti di competenza territoriale.

Si tratta di due progetti di allevamento in cattività di specie endemiche del territorio italiano minacciate di estinzione, l’euprotto sardo (Euproctus platycephalus) e l’ululone appenninico (Bombina pachypus). I criteri e le azioni previste per lo svolgimento dei due progetti sono in linea con le direttive nazionali e internazionali in tema di reintroduzione e ripopolamento di popolazioni con individui nati in cattività (AA.VV., 2007; Poole & Grow, 2012).

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Progetto Euprotto

Il progetto Euprotto inizia nel 2009 principalmente come progetto di conservazione in cattività della specie endemica Euproctus platycephalus, ed è frutto della collaborazione tra la Fondazione Bioparco di Roma e il Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre; viene pianificato negli anni in accordo con gli enti preposti della Regione autonoma della Sardegna (RS) ed approvato dalla regione stessa e dal Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare (MATTM). L’intento era quello di mantenere in cattività almeno tre stock di individui provenienti da tutte le ESU individuate mediante analisi genomiche (Lecis & Norris, 2003a, 2003b, 2004; Rovelli, 2015) al fine di “proteggere” in cattività dei nuclei di popolazioni valide per un futuro reinserimento in natura della specie (Griffiths & Pavajeau, 2008). Questo è stato possibile in quanto il progetto è stato riconosciuto, approvato e finanziato a livello internazionale dall’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari (EAZA).

Gli obiettivi in sintesi:

  • Ottenere in condizioni di cattività un contingente di individui per ogni popolazione selezionata, rappresentativo della variabilità genetica della specie all’interno dell’intero areale, in modo da preservare la specie in condizioni di cattività per un tempo indefinito.
  • Ottenere informazioni dettagliate sulla diversità genetica della specie mediante studi specifici su popolazioni selezionate.
  • Ottenere informazioni dettagliate su aspetti della biologia della specie ancora lacunosi quali l’attività riproduttiva, la fenologia dello stadio larvale e dell’adulto, nonché la selezione del micro-habitat.
  • Approntare un protocollo di restocking/reintroduzione attraverso il rilascio in natura di individui F1 nati in condizione di cattività.
  • Eseguire in collaborazione con istituti di ricerca uno studio preliminare sulla multiparentalità della specie.

Il progetto Euprotto è diviso in due fasi distinte ma connesse:

  1. Attività in situ
  2. Attività ex situ

La prima fase è sostanzialmente un lavoro di monitoraggio svolto sul campo in diversi momenti dell’anno sul territorio di distribuzione dell’animale oggetto di studio. Nel caso specifico le missioni si sono svolte sul territorio della Regione Sardegna lungo l’areale di distribuzione della specie.

La seconda fase prevede la stabulazione di individui prelevati in natura durante la fase di monitoraggio. Lo scopo è principalmente quello riproduttivo/conservativo. Gli animali sono ospitati in un laboratorio di stabulazione progettato appositamente per la specie oggetto di studio. Tale laboratorio è stato progettato e costruito come “area biosicura” seguendo le istruzioni dell’EAZA per i progetti in cattività di specie a rischio (Zippel et al., 2011). Si tratta di un’area isolata da altre strutture zoologiche e disciplinata secondo un protocollo di gestione particolare.

I risultati ottenuti nei 6 anni di attività di captive breeding sono stati incoraggianti e affinati di anno in anno, dimostrando che è possibile allevare la specie con successo anche in spazi relativamente piccoli se ben progettati allo scopo e gestiti con l’impiego costante di staff specializzato.

Negli anni le deposizioni sono costantemente aumentate, fino a dover gestire gli accoppiamenti in modo ragionato e selettivo a causa della raggiunta saturazione dello spazio disponibile. Tra la primavera e l’estate del 2013, ultimo anno dove a tutte le coppie di fondatori è stato concesso di accoppiarsi, si è raggiunto un numero di oltre 700 uova deposte.

Attualmente nei laboratori sono stabulati 22 fondatori (negli anni si sono registrati tre decessi per cause non imputabili a patologie) e oltre 150 animali tra F1 e F2.

Contestualmente ai buoni risultati ottenuti in laboratorio, il personale coinvolto nel progetto della Fondazione Bioparco e del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre ha contribuito alla divulgazione di articoli tecnici e scientifici sulla specie oggetto di studio (Tapley et al., 2016; Vignoli et al., 2016; Vignoli et al., submitted 2016).

Il progetto è ancora in corso.

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Progetto Bombina

Bombina pachypus è un piccolo anuro endemico dell’Italia peninsulare, simile ad un piccolo rospo, dal dorso marrone e dal ventre colorato di giallo e nero. Una volta considerata una sottospecie di Bombina variegata, presente in quasi tutta Europa, dal 1993 è stata elevata al rango di valida specie e listata come “Vulnerabile” dalla IUCN.

Il progetto inizia nel 2012, con la ristrutturazione di una ex stalla adibita a laboratorio.

Le azioni in ed ex situ programmate sono state indirizzate verso le popolazioni laziali di questo animale, in particolare si è scelto di collaborare con la Riserva Naturale dei monti Navegna-Cervia in provincia di Rieti (Dott. Andrea Pieroni), in partnership con l’Università Roma Tre (Prof. Marco Bologna, Dott. Leonardo Vignoli).

L’azione svolta dal personale del Bioparco è stata principalmente quella di raccogliere in natura alcune uova di diverse deposizioni nel corso della stagione degli accoppiamenti, nei soli due luoghi riconosciuti come siti riproduttivi all’interno della riserva.

La scelta di non prelevare adulti in età riproduttiva è dovuto proprio all’esiguo numero di ululoni adulti presenti nella riserva e all’altissima mortalità dei neometamorfosati in natura.

La preferenza è stata quindi quella di raccogliere le uova, farle schiudere, allevare le larve fino alla metamorfosi e rilasciarle dopo 8/12 mesi dalla raccolta in modo da superare la prima delicata fase di accrescimento dei neometamorfosati.

Nel corso dei tre anni successivi alla prima raccolta di uova sono stati rilasciati in natura 52 individui, con un ricontatto di oltre l’80% degli individui allevati.

Il progetto è ancora in corso.

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BIBLIOGRAFIA

AA.VV. 2007. Linee guida per l’immissione di specie faunistiche. Quad. Cons. Natura, 27, Min. Ambiente, Ist. Naz. Fauna Selvatica.

Griffiths R.A., Pavajeau L. 2008. Captive Breeding, Reintroduction, and the Conservation of Amphibians. Conservation Biology, 22: 852–861.

Kilpatrick A.M., Briggs C. J., Daszak P. 2010. The ecology and impact of chytridiomycosis: an emerging disease of amphibians. Trends in Ecology & Evolution, 25: 109–118.

Lecis R., Norris K. 2003a. Geographical distribution of the Sardinian brook salamander Euproctus platycephalus and implications for its conservation. The Herpetological Journal, 13: 121-124.

Lecis R., Norris K. 2003b. Habitat correlates of distribution and local population decline of the endemic Sardinian newt Euproctus platycephalus. Biological Conservation, 115: 303-317.

Lecis R., Norris K. 2004. Population genetic diversity of the endemic Sardinian newt Euproctus platycephalus: implications for conservation. Biological Conservation, 119: 263-270.

Poole V.A., Grow S. (eds.) 2012. Amphibian Husbandry Resource Guide, Edition 2.0. Association of Zoos and Aquariums, Silver Spring, MD, 238.

Rovelli V. 2015. Applying genetic and genomic methodologies for the conservation of Salamandrina perspicillata, Euproctus platycephalus and Rana italica. Ph.D. Thesis, University Roma Tre (tutors: L. Vignoli, E. Randi, M.A. Bologna), 79.

Stuart S.N., Chanson J.S., Cox N.A., Young B.E., Rodrigues A.S.L., Fischman D.L., Waller R.W. 2004. Status and trends of amphibian declines and extinctions worldwide. Science, 306: 1783-1786.

Tapley B., Michaels C., Macale D., Vignoli L., Harding L., Bryant Z., Gill I., Funnel S. 2016. EAZA Amphibian Taxon Advisory Group Best Practice Guidelines for the Sardinian brook salamander Euproctus.

Vignoli L., Macale D., Luiselli L., Lecis R., Casula P. 2016. Are conservation assessments of threatened species reliable? Updated distribution of the Endangered Euproctus platycephalus and implications for Red List assessments Italian amphibians. Oryx -15- A- 0210.R2.

Vignoli L., Velletrani F., Venditti C., Luiselli L., Yadid Y., Macale D. (submitted 2016). An experimental study of the effect of density on the demography and growth of an Endangered endemic newt. Zoologischer Anzeiger.

Zippel K., Johonson K., Gagliardo R., Gibson R., MCfadden M., Browne R., Martinez C., Towsen E. 2011. The amphibian ark: a global community for ex situ conservation of amphibians. Herpetological Conservation and Biology, 6 (3): 340–352.

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